L’Agraria di Riano

Università Agrarie

Le Università Agrarie sono forme associative, diversamente denominate (università, comunanze, partecipanze, associazioni agrarie), esistenti tuttora in varie regioni d’Italia, che rappresentano vestigia di un’epoca passata, in cui hanno avuto funzioni ben più cospicue: esse si riportano, infatti, alle forme antiche della proprietà collettiva, di cui costituiscono il residuo storico. Si sono sviluppate e perdurano anche in altri paesi

Sono enti pubblici non economici che amministrano beni di uso civico, generalmente terreni agro-forestali, di proprietà dell’insieme dei cittadini di Riano. Gli utenti usufruiscono del bene, rispetto all’utilizzazione delle risorse agricole dei terreni, senza però poterlo alienare. Gli usi civici sono un diritto appartenente ad una collettività esercitato su un terreno, in modo da ricavarne benefici utili alla sussistenza della popolazione stessa.

 

La Storia …

Per secoli la Campagna Romana e i territori limitrofi sono stati feudi delle grandi famiglie romane, prima definite baronali, e poi principesche. All’unificazione italiana uno dei massimi problemi era che dette terre erano molto mal coltivate e con un regime idrico che contribuiva a rendere malsana l’aria della stessa città di Roma. A differenza di altre fasi storiche la politica agraria posta in essere dal governo del Regno d’Italia fu abbastanza equilibrata.

Sui vecchi feudi gravavano da tempo immemorabile antichi diritti delle popolazioni locali, inquadrabili negli usi civici, soprattutto di legnatico. La necessità di scioglimento di una situazione di coesistenza di possesso del feudatario con diritti reali minori della popolazione portò ad attribuire ai feudatari stessi un diritto di riscatto della loro proprietà “privata”, prima pensato in capo ai comuni, considerati come entità amministrativa, e poi attribuito a nuovi soggetti dalla legge Boselli, per i quali era stato riesumato l’antichissimo termine di Università agraria. La proprietà feudale veniva “affrancata” (cioè liberata) dal feudatario dal peso ed onere dell’esercizio degli usi civici da parte della popolazione sui terreni.

L’affrancazione della proprietà feudale da detti gravami era realizzata mediante scorporo di una parte del territorio del feudo, che diveniva di proprietà collettiva della popolazione residente. La parte riscattata rimaneva in piena proprietà privata all’ex-feudatario. Anche la successiva legge del 1927 sulla liquidazione degli usi civici sostanzialmente vide mantenute queste forme di proprietà collettive. La legge permise di quotizzare i terreni convenientemente utilizzabili per l’agricoltura, che rimangono però di proprietà collettiva della popolazione interessata fino al procedimento amministrativo di legittimazione/affrancazione, preceduto dalla propedeutica verifica delle migliorie agrarie sostanziali e permanenti apportate sul terreno.

Cambiati i tempi, le vecchie funzioni sociali di assicurare alle popolazioni umili un bisogno primario com’è la legna per riscaldarsi e per cucinare nei focolari, ora interessa piccoli paesi e un numero esiguo di persone che vi dimorano, mentre le proprietà collettive dei boschi e di altri terreni continuano a svolgere un ruolo fondamentale per la conservazione del territorio. I boschi ed i pascoli, perciò, continueranno a rimanere in gestione delle Università Agrarie, non essendone autorizzata in alcun modo la perdita della proprietà collettiva da parte della popolazione proprietaria. Su tali boschi e pascoli, nonché sui terreni agricoli quotizzati ma non ancora legittimati/affrancati, permane il diritto di uso civico di pascolo e di legnatico, in forma strettamente regolamentata dalle vigenti leggi forestali e dal codice civile.

 

… dell’Università Agraria di Riano

“Per l’applicazione della legge Tittoni del 4 agosto 1894 circa i domini collettivi, in Riano venne costituito 1’ente Università Agraria. La prima convocazione degli utenti fu eseguita il 30 aprile 1903, ma la Giunta Provinciale Amministrativa approvò lo statuto il 29 maggio 1904. Di fatto però l’Università Agraria cominciò a funzionare alla fine del 1906; quando cioè il comune le consegnò tutti i terreni provenienti dall’affrancazione di tutti gli usi civici. Ma non appena l’Ente Agrario assunse il potere, diede querela al principe di Piombino per non pagare il canone delle affrancazioni stabilito dalla Giunta d’Arbitri di Roma il 24 giugno e 3 agosto del 1905, impugnando la validità delle affrancazioni, essendo state eseguite dal comune, il quale non aveva il potere di farlo, spettando un tale diritto all’Università Agraria, la quale, sebbene ancora non lo fosse, doveva già essere costituita fin dal 1894.

Il principe Don Francesco Boncompagni Ludovisi saputo ciò, il 27 gennaio 1908, citò innanzi alla quarta sezione del tribunale di Roma l’Università Agraria per il pagamento di L. 15.430,36 di canoni arretrati e il rimborso delle tasse pagate fino al 31 dicembre 1906. Discussa la causa, il tribunale, con sentenza del 28 agosto e 4 settembre 1908, respinse ogni controversia, condannando l’Ente Università Agraria a pagare al principe L. 13.094,91 con i relativi interessi legali, decorrenti dal 27 gennaio 1908. L’Università Agraria ricorse in appello, ma questo fu respinto. Dopo questa sconfitta giudiziaria, si corse ai ripari. Ma in quale maniera? Domandando scusa al principe dell’errore commesso e biasimando coloro dell’Università che l’avevano combinato; quindi si rinnovava al principe la preghiera di concedere ai rianesi quella quantità di terra che aveva promesso. L’istanza venne firmata dal Sindaco, dal Presidente dell’Università Agraria, dal Consiglio Comunale, dal Consiglio dell’Università e da 72 capofamiglia. Il principe, bontà sua, accolse l’istanza e il 27 agosto 1910 concedeva all’Università Agraria in enfiteusi 62 rubbia, pari a 115 ettari di terreno con il canone di L. 2.200 da pagarsi ogni anno al principe e con la condizione che i terreni dovevano essere coltivati in modo intensivo e razionale in modo cioè da renderli veramente fruttiferi.

Con questa ultima concessione il principe dava all’Università Agraria di Riano 262 rubbie di terreno, pari ad ettari 482. Dopo tutto questo Comune ed Università ringraziarono il principe e rinunziarono a tutte le pretese.

Si sperava che la pace fosse duratura, ma non fu cosi : un Commissario Prefettizio dell’Università Agraria il 29 marzo del 1928, presentò al Commissario Regionale di Roma formale denuncia contro il principe, affinché fossero rivedute tutte le affrancazioni degli usi civici, perché i contratti di esse affrancazioni non risultavano sottoposti alla prescritta approvazione preventiva della Giunta d’Arbitri e del competente Ministero. Questa ricorso ha dell’incredibile, fa veramente stupire ! Esso fa ritenere che il detto Commissario o era un grande ignorante o non aveva letto nulla delle affrancazioni del 1879 e del 1902 e del 1905. Essendo perciò detto ricorso fondato sopra la crassa ignoranza di quanto legittimamente era stato stipulato e deciso tra il principe e l’Università Agraria, fu rigettato senza alcuna risposta.

Finì cosi la contesa giuridica per gli usi civici con piena soddisfazione dei rianesi e del principe Boncompagni Ludovisi.
Integralmente tratto dal libro “Riano” di Padre Giorgio da Riano.